Sopravvivenza dei pazienti anziani con leucemia mieloide acuta

Abstract

BACKGROUND E OBIETTIVI: La prognosi dei pazienti anziani con leucemia mieloide acuta (AML) è di solito triste, mentre la vera sopravvivenza dei pazienti anziani non inclusi negli studi clinici non è nota. Abbiamo valutato retrospettivamente l’impatto sulla sopravvivenza di un approccio aggressivo rispetto a uno non aggressivo in 1005 pazienti di età >60 anni registrati nel database del gruppo cooperativo GIMEMA. DISEGNO E METODI: I pazienti del gruppo A (n=621) hanno ricevuto un trattamento aggressivo, mentre i pazienti del gruppo B (n=384) sono stati sottoposti a una terapia non aggressiva. I gruppi erano diversi per la distribuzione dei fattori di rischio: i pazienti del gruppo B avevano un’età mediana più alta, un peggiore performance status (PS) e una maggiore proporzione di precedente malattia mielodisplastica. RISULTATI: La sopravvivenza globale mediana era di 7 e 5 mesi nei gruppi A e B, rispettivamente (p min di 0,0001). All’analisi multivariata i seguenti fattori erano associati a una sopravvivenza significativamente più breve: età >71 anni (RR=1,27; 95% CI=1,07-1,50), PS=2-4 (RR=1,44; 95% CI=1,24-1,68), conta dei globuli bianchi > 10.000 mL (RR=1,37; 95% CI=1,06-1,75), e disfunzioni cardiache che richiedono un trattamento (RR=1,26; 95% CI=1,05-1,50). Nessuna differenza nella sopravvivenza è stata associata al trattamento aggressivo o non aggressivo (RR=1,1; 95% CI=0,94-1,32). I pazienti di età inferiore ai 70 anni, senza malattia cardiaca, ma con una conta dei globuli bianchi > 10.000/mL hanno mostrato una sopravvivenza significativamente migliore se trattati in modo aggressivo (sopravvivenza mediana 7 vs 3 mesi, p = 0,011). INTERPRETAZIONE E CONCLUSIONI: Nonostante un’evidente selezione di pazienti con una prognosi peggiore nel gruppo B, la differenza di sopravvivenza tra i due gruppi era marginale. L’analisi multivariata non è riuscita a dimostrare un significativo beneficio di sopravvivenza nei pazienti trattati in modo aggressivo. Tutte queste considerazioni indicano che è improbabile che i pazienti anziani con AML beneficino complessivamente di un trattamento aggressivo, per cui questo dovrebbe essere offerto solo a pazienti selezionati.

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