Quella fra Liz Taylor e Richard Burton era una relazione bollente, turbolenta, intrisa dell’alcol in cui indulgevano entrambi, costellata da litigi storici che al confronto Johnny Depp e Amber Heard passano per due dilettanti. Decenni prima dei Brangelina, People li chiamava Lizanddick, un soprannome comprensibile solo dividendo le tre parole che lo compongono. Una storia, la loro, nata sul set di Cleopatra nel 1962 che ha suscitato scandalo e se è vero che nessuno può dare una definizione esatta di cosa sia l’amore, è vero che il loro fosse drammatico, passionale, sensuale, profondo e feroce: “ci amiamo troppo, non potevamo stare insieme”, diceva lei. E continuò a dirlo anche dopo la morte di lui aggiungendo “dopo Richard, gli altri gli uomini della mia vita erano solo persone che mi aiutava a infilare il soprabito”.
Della loro relazione sono passate alla storia i litigi furiosi. Non si sono mai accapigliati in pubblico, ma tutti sapevano che Liz Taylor e Richard Burton litigavano molto e lo ammettevano loro stessi. “Io adoro litigare, credo che una di quelle azzuffate clamorose, ridicole, sia uno dei più potenti esercizi dello stare insieme, per una coppia sposata”, diceva lei nel 1970 in un’intervista doppia col marito per 60 Minutes, durante la quale battibeccavano, si davano ragione, si contraddicevano, si insultavano, si parlavano sopra, si scambiavano gesti d’affetto e sguardi misti di risentimento e d’amore. “Quando insulto Elizabeth, cosa che faccio di frequente”, disse lui nella stessa occasione, “io non vado a cercare i suoi punti deboli, non la colpisco sotto la cintola, evito le cose che la mandano in bestia come il complesso del doppio mento”. Sì, Liz Taylor, la donna dagli occhi color ametista, aveva il complesso del doppio mento.
In realtà, quando i due erano brilli – e succedeva spesso che arrivassero a fine giornata barcollando fino al letto – non prestavano tanta attenzione a come si insultavano, e la questione del doppio mento saltava fuori, eccome. Così come saltava fuori la storia che Liz avesse le gambe corte, oppure le mani grassocce, cose a cui la diva abboccava meno. Burton prendeva anche in giro Liz quando metteva su qualche chiletto, l’aveva soprannominata brutalmente “la mia piccola grassa sgualdrina”. Quando succedeva, lei non si faceva certo mortificare senza reagire. Lo schiaffeggiava, finivano per azzuffarsi sul pavimento, poi facevano pace, spesso finivano a letto, lei si rifaceva il trucco, lui le comprava un nuovo gioiello e tutto tornava come prima fino alla litigata successiva. Alcuni biografi hanno riportato che lui la picchiasse, ma dalle testimonianze di chi li frequentava – una nipote di Burton in particolare lo ha smentito dopo la scomparsa –non avrebbe mai avuto la mano pesante, e lei non era certo una succube.
Un’occasione per aprire le ostilità emergeva quando affrontavano il discorso della loro diversa impostazione di recitazione. Lui era di fatto più un attore teatrale mentre lei era soprattutto un’attrice di cinema. Ma per lei il teatro era un ricettacolo di spazzatura, quando per lui il cinema era meno impegnato del teatro. Lui scriveva una sorta di diario, tornato alla luce dopo che era già morto, in cui prendeva appunti su di lei e sulle sue variazioni di umore: “Beh, oggi ho perso la testa”, scriveva il 9 settembre del 1969, “e alla fine Elizabeth mi ha quasi fatto saltare via la testa con uno schiaffo, con quelle dita piene di anelli. Se lo avesse fatto un altro o un’altra, l’avrei ucciso. Ancora mi innervosisco per la rabbia quando ci penso, ma non posso fare a meno di questa donna”.
C’era un motivo in particolare per cui i due davano vita a battaglie asprissime: la gelosia. Non si trattava solo di gelosia amorosa, ma anche professionale. Quando nel 1966 girarono in Italia La bisbetica domata, diretti da Franco Zeffirelli, i due erano sul piede di guerra e continuarono a esserlo per tutte le riprese, come raccontano molti testimoni. le ostilità si aprirono nel camerino di lei. in cui si era fatta affiggere un manifesto di Cleopatra in cui li nome “Liz Taylor” era scritto più grande di quello di Burton. Ovviamente, sorseggiando champagne, lo fece notare a Richard dicendogli che era quello definitivo della produzione. Lui scoprì subito che si trattava di un falso che lei si era fatta stampare da un tipografo romano e la informò che esisteva un versione più recente del poster. Andò quindi a farselo stampare anche lui, in cui si specifica in grandi caratteri che il film il film era prodotto da Richard Burton, che ne era anche il protagonista, e non c’era traccia del nome di Liz (che tra l’altro, era ugualmente fra i produttori). Lei ne fece stampare un terzo in cui campeggiava in alto la scritta Con la vincitrice dell’Oscar Liz Taylor, insegnante di recitazione shakespeariana di Richard Burton. La tensione proseguì durante un’intervista che rilasciarono lo stesso giorno in quel camerino e quando a lui fu chiesto come erano arrivato a lavorare in una commedia di Shakespeare con un regista emergente italiano, lui rispose “beh, per idiozia”. Liz, che lo conosceva bene, si mise subito sulla difensiva prevedendo che stava per tirarla in ballo: “che intendi per idiozia?”, gli chiese. E Burton raccontò al giornalista che quando Zeffirelli aveva deciso di girare questo film aveva mandato un suo emissario a parlare con Liz, invece che con lui, perché voleva scritturare solo lei. “Franco voleva lei, che non ha mai recitato Shakespeare, vi rendete conto? Mi aspettavo che chiedesse automaticamente anche a me di fare Petrucchio!”. Liz scoppiò a ridere sardonica. E il regista fiorentino si decise a convocare anche lui solo dopo averlo visto in una versione di Amleto in cui si era sforzato di essere brillante, ma se l’era legata al dito.
Zeffirelli ha sempre smentito questo incidente, ma il primo giorno delle riprese regalò a Liz un bracciale appartenuto alla sorella di Napoleone, Elisa Bacchiochi, e non fu di aiuto. Fra Liz e Richard, che erano sposati da due anni, era calata una cortina di risentimento e lei sul set cercava le occasioni per fargli pesare la precedenza che aveva avuto nel casting. Uno splendido articolo del 1966. firmato dallo scrittore Russel Braddon scomparso nel 1995, racconta i dispetti che i due si facevano sul set in quella che è stata la più lunga litigata della loro vita insieme, dilazionata in tante piccole manifestazioni di rancore. Il primo giorno, le riprese romane iniziavano alle 9 il che voleva dire che fra spostamenti, trucco e costumi gli attori devono essere in piedi alle 6. “Quella specie di moglie che ho è arrivata?”, esordì lui mettendo piede sul set. “Liz arriverà in ritardo pure al giudizio universale, quando fa solo quindici minuti di ritardo si vanta di essere in anticipo”, incalzò. Lei arrivò e si mise subito al lavoro seriamente. Consapevole che lui le aveva parlato alle spalle, stava sulle sue. Zeffirelli spiegava loro le scene mimandole e Liz gli disse che non ce n’era bisogno, le bastava il copione. Quando alla fine di una ciak un tecnico si complimentò e lei fece una risatina compiaciuta, Richard infilò malignamente: “pensare che un giornalista londinese ti ha appena definita strapagata, in sovrappeso e dal talento sopravvalutato!” Zeffirelli intervenne prontamente e le mise un braccio intorno alle spalle: “non è vero, non sei strapagata e non sei sopravvalutata!”. Ma poiché aveva dimenticato di aggiungere “e non sei in sovrappeso”, Burton colse al volo l’occasione, diede uno schiaffetto sulla pancia di sua moglie e disse, rivolto a tutto lo studio: “guardate qua, non è una pancia imbarazzante?”. E fu lì che Liz tirò fuori la britannica che era in lei, rispondendo con fair play: “quando abbiamo girato Cleopatra, gli egiziani trovavano molto bella la mia pancetta, peccato che il film non sia stato distribuito anche lì, loro sì che avrebbero apprezzato”. Prima che Richard ribattesse, Zeffirelli si precipitò a spiegare la scena successiva e l’esplosione del litigio forse fu rimandata. O forse non avrebbero mai ceduto a discutere in pubblico.
Alla fine delle riprese Liz e Richard si erano calmati abbastanza da risolvere tutto senza venire alle mani, ma con un sistema già collaudato: si andarono a ubriacare di vodka. Come abbiano fatto a essere tutti e due splendenti la mattina dopo, non si sa. Liz, per onestà, ci tenne a far sapere che si sentiva abbastanza nauseata e provata e fra una scena e l’altra si tamponava il sudore dalle sopracciglia, unico sintomo di quanto stesse male. Fu una giornata durissima e costellata di imprevisti: a lei cadde un gioiello di dosso mentre la scena era in corso, un uccello entrò nello studio e il suo cinguettio rese impossibile le riprese fino a quando non fu fatto uscire, un tecnico fece cadere a terra un martello e Burton si voltò durante una scena. Dopo questo incidente, l’attore perse la concentrazione, i fumi della vodka della sera prima cominciarono a risalire nella testa, dimenticò le ultime battute della mattina e improvvisò. Liz lo prese per mano: “andiamo a pranzare”, gli disse, “inutile insistere, dopo andrà meglio”. E se lo portò via amorevolmente mentre lui la seguiva come un cagnolino devoto. Tirarono avanti così per altri otto anni, per poi divorziare nel 1974. Ma si risposarono ancora una volta un anno dopo, per gli ultimi dodici mesi insieme. Come quando dopo un pranzo di tante portate hai ancora spazio per quel pezzettino di dolce. E non ci rinuncerai per niente al mondo.