La cartuccia fu progettata da John Browning per le prime pistole blowback che non avevano un meccanismo di chiusura della culatta. La cartuccia fu progettata per duplicare le prestazioni di una cartuccia .22 Long Rifle, quando sparata da una canna da due pollici. Il calibro .25 era il più piccolo bossolo che Browning potesse usare e che avesse ancora spazio per una tasca per l’innesco. Il design del proiettile di piombo ingrassato e rivestito, standard per il .22 Long Rifle dell’epoca, fu sostituito da un profilo a punta tonda con rivestimento in rame per un’alimentazione più affidabile nelle pistole autocaricanti. Il peso del proiettile era tipicamente di 50 grani, in linea con la densità sezionale del proiettile da 40 grani del calibro .22.
La cartuccia ha un design semi-rimbalzato, il che significa che il bordo sporge leggermente oltre il diametro della base della cartuccia in modo che la cartuccia possa spaziarsi sul bordo. Una scanalatura di estrazione incassata permette ad un estrattore di afferrare la cartuccia in modo affidabile. È uno dei più piccoli proiettili a percussione centrale in produzione, ed è comunemente usato nelle piccole pistole cosiddette “vest pocket”. Il .25 ACP si diffuse molto dopo che Colt introdusse negli Stati Uniti la Fabrique 1905 vest pocket progettata da Browning (a volte indicata come 1906) come Colt Model 1908 Vest Pocket.
Anche se il .25 ACP fu progettato per pistole semiautomatiche, vari revolver .25 ACP furono prodotti all’inizio del ventesimo secolo da produttori di armi belgi, francesi e tedeschi come Adolph Frank e Decker. Alla fine del ventesimo secolo, Bowen Classic Arms produsse un revolver personalizzato Smith & Wesson in .25 ACP.
Dopo la seconda guerra mondiale, la pistola mitragliatrice italiana Lercker fu camerata per la .25 ACP, ma ebbe poca diffusione.